| io conoscevo una ragazza che lìanno scorso è MORTA per anoressia, è davvero una cosa tristissima, certo diventa una malattia perchè non si è più in grado di vedersi per come si è realmente! come appare anche nel video infatti, la ragazza è magrissima ma si vede grossa e vuole eliminare del grasso inesistente. Io penso che bisogna aiutare queste ragazze che finiscono in ospedale con le flebo. Il problema per curare questa malattia è che le strutture sanitarie sono ancora inadeguate. Penso che vogliate leggere queste info:
PRIMO PASSO: INFORMARSI
La prima cosa da fare è informarsi correttamente. Devono informarsi i genitori per comprendere il problema, deve informarsi la figlia per comprendere meglio il suo disturbo. In questo può servire qualche manuale informativo di auto-aiuto che permette di comprendere meglio il problema, eliminando convinzioni false e superficiali. Inoltre i genitori della ragazza, anche nel caso in cui lei non fosse ancora pronta per un intervento, possono partecipare a un ciclo di incontri sul tema specifico: sono sempre più numerosi oramai gli studi ambulatoriali specializzati che prevedono come approccio iniziale incontri di gruppo con i genitori a carattere informativo.
SECONDO PASSO: SCEGLIERE IL CURANTE
Quando la ragazza è disposta ad affrontare il problema, significa che si può affrontare il secondo passo, cioè fissare il primo incontro con il terapeuta. Spesso le iniziali motivazioni della figlia non sono poi così forti né sincere, e perciò spesso è indispensabile che siano i genitori a fare la prima mossa.
Chi contattare ? Specialisti del settore di riconosciuta esperienza o, inizialmente, il medico di famiglia, che può mettere in evidenza il problema. La malattia presenta infatti un aspetto nutrizionale e un aspetto psicologico, quindi il lavoro deve essere svolto contemporaneamente da un nutrizionista che conosca l'anoressia e da uno psicologo specializzato nei disturbi alimentari. Solo un lavoro d'équipe può realizzare un trattamento efficace. È importante chiedere esplicitamente e senza timore agli specialisti se sono competenti nei disturbi del comportamento alimentare, altrimenti si rischia di fare un dannoso "buco nell'acqua".
Di norma, il primo incontro avviene con un medico, che poi invia a una équipe specializzata, mentre è più difficile che avvenga con uno psicologo, in quanto raramente le pazienti ritengono di essere affette da problemi di ordine psicologico: solo con il passare del tempo la ragazza comprenderà l'importanza di questo approccio.
TERZO PASSO: INIZIARE UN TRATTAMENTO
Dopo che la paziente ha accettato di partecipare a un intervento la strada può essere ancora lunga e faticosa. Nella maggioranza dei casi non sussiste ancora una reale motivazione al cambiamento, la partecipazione è dettata più dalle spinte dei genitori che da una reale consapevolezza di malattia. È comunque importante che la paziente sia seguita, anche se non emergeranno risultati immediati. Purtroppo a volte bisogna affrontare uno o più ricoveri d'urgenza e altre drammatiche emergenze prima che la ragazza si convinca ad affrontare il problema. È una realtà cruda, ma è sbagliato alimentare false speranze. A volte i familiari e le pazienti devono vivere momenti molto difficili prima di avviarsi sulla strada giusta, e in questo l'anoressia assomiglia molto alla tossicodipendenza, con alti e bassi che durano anni.
QUARTO PASSO: RIFLETTERE SULLA PROPRIA MOTIVAZIONE
Per fortuna in molti casi la strada non si presenta così tormentosa e la via della guarigione è più lineare, soprattutto se si è posta molta attenzione alla motivazione. Se non si fa un lavoro iniziale per motivare la paziente, l'insuccesso terapeutico è praticamente assicurato. Illudersi e accontentarsi di un semplice "sì" della paziente è un grave errore. È utile infatti che un bravo psicoterapeuta lavori inizialmente per qualche mese per costruire una solida motivazione, prima di ricorrere alle sue risorse terapeutiche.
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